venerdì 28 dicembre 2012

Raffy nel Mondo dell'Assorbenza

"Raffy, sei così piccolo e discreto... come un Tampax!" (cit.)
Dopo l'incredibile (!) successo di Raffy nel Tempio dell'Abbondanza, un'altra appassionante avventura tra le corsie dell'ipermercato, con la partecipazione straordinaria di Anny.
Come ogni anno, poco dopo Natale, accompagno la mia migliore amica a comprare cose da donna. E' una nostra tradizione, un rituale che perdura da anni, perno e basamento della nostra imperitura amicizia. Si aprono le porte automatiche dell'ipermercato e un labirinto di cunicoli, tunnel, corridoi senza fine e scalinate in stile Escher si dipanano davanti a noi. Sbaragliato il Minotauro e condotto in salvo una comitiva di ateniesi tenuti in ostaggio lì da secoli - tra decorazioni natalizie da due soldi e un lussureggiante giardino pensile di shampoo fioriti - facciamo sosta al "rebardo fazzoleddi", dove Anny sceglie con cura un pacco di salviette aromatizzate all'aloe vera. Già la parola, "Aloe vera", funziona meglio di uno shottino di Tantum Verde: "aloe" ricorda aloha, e al sol pensiero il tuo naso congestionato si inebria del profumo di piante tropicali, ibisco, e noci di cocco, mentre il tuo corpo si abbandona dolcemente sul bagnasciuga hawaiano.
Poi l'attenzione di Anny è attratta da un pacchetto di ciglia finte. "Non te le consiglio, Anny. Mio padre ti smaschera subito. Qualche giorno fa stavamo guardando la pubblicità di Philadelphia, quella con la cuoca di GialloZafferano che cucina primi schifosissimi... e lui ha un certo punto se ne esce con: 'Ma ha le figlia cinte? Ehm... cioè, le ciglia finte? Che shkifo. Sta male così.'"
Da notare la aggiunta della fricativa sh, per sottolineare l'idea di digusto insita nella parola "schifo". Vi piazzo qui lo spot di Philadelphia, così potete dirmi voi se la chef Sonia Peronaci ha davvero le ciglia finte o se, più verosimilmente, avendo fatto uno stage sul pesce surgelato al Polo Nord, si è allenata col bacio all'eschimese (detto anche a farfalla), in modo da esibire due bei ventagli di ciglia robuste come baffi di tricheco.

Ma torniamo all'ipermercato: finalmente riusciamo a trovare il reparto assorbenti, ben nascosto da sguardi indiscreti. Anny, a questo punto, quasi si commuove, rievocando ricordi felici, quando, da bambina (boccolosa e infiocchettata), aveva eletto il reparto assorbenti il suo preferito tra tutti. Non sapeva cosa fossero, quei paffuti pacchetti colorati, ma era affascinata dalle loro confezioni variopinte. Un trionfo di fucsia, rosa, viola e verde prato a primavera. Un'aurora boreale ultra-assorbente.
Alcuni ricordano sempre con nostalgia le luci del loro primo albero di Natale, ma nessuno di noi potrebbe mai dimenticare il pittoresco reparto assorbenti, quel magico, ipnotico, caleidoscopio di colori, quell'angolo di felicità a portata di carrello della spesa.
"Sono pochi!" osserva Anny, un po' delusa, passando in rasegna i pacchi disponibili. Poi però, si piega e sceglie il suo, con premuorsa attenzione, come se si trattasse di un tenero cucciolo da adottare. Io intanto gioco con un vasino a forma di ippopotamo verde acido.
Mentre entro in confidenza col mio nuovo pachidermico, sanitario, amico, il mio sguardo si allarga, in cerca di nuove frontiere della permeabilità.
"Anny, guarda!" esclamo a voce altissima, in modo da condividere con tutti gli acquirenti di pannoloni per incontinenti il mio incontenebile gaudio. "Qui c'è tutto un altro mondo dedicato all'Assorbenza!"
Peccato però che fossero gli scaffali dei Pampers.
Nonostante tutto, la missione è compiuta, l'antico vasino è stato portato in salvo (e rimesso sullo scaffale), ed io ed Anny ci dirigiamo, sereni e appagati, verso la cassa... non sapendo, però, di essere inseguiti da una sinistra figura.
Noi continuiamo a camminare, ignari di tutto, accarezziamo con affetto le orrende foche ricoperte di porporina (piuttosto che appenderle all'albero, mi appendo io... con una corda, però) e ammiriamo con una smorfia di benevolo disgusto una sfilza di burro cacao dagli aromi più bizzarri ("Uva e mora", tanto per dirne uno... che shkifo!), per poi fermarci all'angolo del cotone idrofilo (Anny - con mio gran disappunto - preferisce i dischetti d'ovatta ai batuffoli colorati), e infine guadagnamo la cassa, dove siamo accolti da un'esigua fila di clienti frettolosi e dal sorriso allegro della cassiera, un sorriso così carico di felicità da contrarsi in broncio. La cassiera, dopotutto, è felice per definizione, specialmente quando mancano cinque minuti alla chiusura (e le star come me ed Anny fanno sempre la spesa cinque minuti prima della chiusura).
Mentre aspettiamo il nostro turno, Anny soppesa i mascara, mentre io valuto i tubetti per le bolle di sapone, indeciso tra Tigro e Winnie The Pooh. Improvvisamente, mentre i nostri acquisti scorrono sul nastro, pronti a mostrare impudicamente il loro codice a barre alla cassiera, la figura misteriosa che ci aveva spiato nel reparto assorbenti si fa avanti. O meglio, ci tende un'agguato. Afferra il braccio di Anny e favella in siffatta maniera: "Ciccia, secondo te com'è questo mascara?"
Anny la fredda con uno sguardo gelido, più glaciale dell'alito di un banco-frigo, poi dichiara socraticamente di sapere di non sapere. L'inseguitrice molla la presa e inizia a battibeccare amorevolmente con la cassiera, che ha fatto scontrino unico per noi e per la nostra amica Ciccia. La cosa inquietante è che ha comprato i nostri stessi prodotti. Da brividi, vero? Insomma, che se ne fa una di un pacco di fazzoletti e di salvaslip con molecola N3? Possibile che anche lei ne abbia bisogno? E' solo una coincidenza, oppure è una nuova, ennesima stalker di Anny?
Afferro galantemente la busta della spesa, mentre Anny strappa dalle mani della cassiera lo scontrino, il lasciapassare della nostra libertà. Insieme fuggiamo da quell'intricato labirinto illuminato al neon, volando via, come Dedalo e Icaro, sulle ali di un Lines.

domenica 23 dicembre 2012

Ma che c'è Surreal Time #6? - Merry Csmas cn Csaba e Ernst

Trova le differenze.
Come potevo non commentare la venuta di Csaba, la nuova, glaciale padrona di casa Real Time? Anch'io mi sono lasciato sedurre dai promo color Baileys del suo Merry Christmas con Csaba, ma soprattutto, ad incuriosirmi è stato il nome, Csaba, di origine ungherese, che significa "dono" oppure "pastore". In effetti entrambi i significati si addicono perfettamente ad una che sembra uscita da un presepe. Se non appena scesa dalla barca del suo fidanzato, Braccio di Ferro.
Con la sua boccuccia rossa sempre sorridente e il testone dondolante, la nostra Csaba ci ha accolti generosamente nella sua asettica, ordinatissima cucina, sterilizzata chirurgicamente, e ci ha guidato csabato dopo csabato per tutto l'avvento, dispensando consigli preziosi (elencati nelle sue rigide scalette) su come conquistare parenti e amici con prelibate ricette natalizie.
Nella prima puntata, Csaba ci ha deliziato preparando i biscotti con cui decorare l'albero di Natale, in compagnia dei suoi dolci, biondi, angelici figlioletti (avuti per Immacolata Concezione), talmente beneducati e perfetti da sembrare cherubini appena discesi dal cielo per celebrare la nascita del Bambin Gesù. Credo che abbiano una carica a molla, da qualche parte: basta girare la chiave e si muovono come bambini veri.
Messi a letto i pargoli dopo il quotidiano cucchiaio di fegato di merluzzo, Csaba ha deciso di noleggiare un paio di amiche per un tea party natalizio. A vederle tutte insieme, sedute composte sul divano, sorseggiando tè matcha, sembrava di fissare una vetrina de LaRinascente. Un clima allegro da veglia funebre.

Csaba ha davvero la vitalità di un levriero di porcellana: così impettita, rigida ed elegante, sarebbe perfetta per decorare l'ingresso di casa mia.
Solo nella terza puntata, ha cominciato a scongelarsi un po', a fare battute di spirito, e persino a conversare amabilmente col polpo mentre lo "spaventava" (cioè lo immergeva simpaticamente nell'acqua bollente per tre volte per evitare che i tentacoli si arricciassero in modo antiestetico). Ci ha persino rivelato nostalgici aneddoti di vita familiare, e si è quasi commossa quando ci ha raccontato di come suo figlio Edoardo si diverta a togliere le lische al salmone. Quale bambino, dopotutto, non annovera il deliscamento del salmone tra le proprie attività ludiche preferite?
Ma se Csaba pian piano ha cominciato a rilassarsi, non si può dire lo stesso delle sue ricette, rigide e odiosissime, con misurazioni pignole tipo "125 grammi di farina." Spiegatemi voi che differenza fanno quei 0,05 grammi in più!
Dall'eterea Csaba, l'elfo aiutante di Babbo Natale, passiamo al possente Ernst Knam (o Gnam!), il re del cioccolato. Se il nome vi inquieta, la sua espressione taurina ve la farà fare addosso. Chissà se "in qvesti ciorni di cioia", l'intimidatorio Ernst abbia lasciato finalmente liberi i suoi tremebondi dipendenti.
In fondo, però, non è poi così cattivo come sembra: sotto la dura scorza si nasconde un morbido cuore di cioccolato, dall'inconfondibile scioglievolezza. Burbero e massiccio, ma anche coccoloso come un San Bernardo. E credo che non gli dispiacerebbe neanche avere una fiaschetta legata al collo.
Nel corso della prima puntata ha anche insegnato al suo dipendente coreano, con estrema dolcezza, una selezione di parolacce tedesche. E se non è tenerezza questa!

Guten Morgen finesse!
Buon Natale e felice anno nuovo!


mercoledì 19 dicembre 2012

Un Tea Party natalizio con lo Schiaccianoci

Il Natale si avvicina, annunciato da un'inebriante ventata di bontà: i bambini imparano a memoria la poesia da recitare a fine cena (per poi bastonare i parenti come pignatte, in cerca di monetine), le coppiette innamorate si baciano sotto il vischio (o sotto gli Arbre Magique delle loro auto), cori di voci bianche agli angoli delle strade allietano i cuori della gente, le pacchiane luci colorate sui balconi fanno mille, luminosi occhiolini ai passanti, e il Papa abbraccia e benedice i suoi amici stranieri (tra cui Dracula, il signor Burns e un gruppo di ugandesi che vorrebbero imprigionare gli omosessuali - quei cattivoni decisi a rovinare il Natale a tutti con la loro assurda pretesa di amarsi.)
Qualcuno - il Grinch, senza dubbio - ha avuto la luminosa idea di fissare l'appello del mio apocalittico esame di letteratura inglese il 10 gennaio, perciò ho deciso di anticipare i festeggiamenti per godermi in tutta serenità la magia delle feste. Quale modo miglior per celebrare il Natale se non con un tea party? Quelli natalizi sono i più facili, perchè in ogni casa italiana c'è sempre almeno un ripostiglio, o una soffita, o una cantina, o un sotterraneo per i prigionieri pieno zeppo di decorazioni natalizie. L'importante è sceglierle con cura e far caso alle sfumature, distinguendo con attenzione lo "squisitamente kitsch" dallo "schifosamente kitsch". Ma come resistere alla tentazione di sfoggiare la vostra teiera a forma di Babbo Natale per inorridire gli ospiti?


Come centrotavola, non ho potuto rinunciare alla mia boule de neige natalizia con carillon incorporato. Una gioia per la vista e per le orecchie, visto che intona la mia canzone natalizia preferita, O Tannenbaum. Esistono molte versioni straniere di questo canto, oltre all'originale tedesco, come quella inglese, Oh Christmas tree, o quella francese, Mon beau sapin, ma non conoscevo la versione norvegese, O Lutefisk, che impiega la melodia di O Tannenbaum per tessere le lodi di un piatto tradizionale del luogo: il merluzzo in ammollo. Se ho un po' di tempo cercherò di buttar giù una versione italiana: O Baccalà.
Restando in tema musicale, per i segnaposto ho pensato di prendere ispirazione dai personaggi de Lo Schiaccianoci, la storia natalizia per eccellenza, nata dalla penna "perturbante" e tempestosamente romantica di E.T.A. Hoffmann, riscritta in toni più zuccherosi da Alexandre Dumas padre e reinterpretata meravigliosamente dal balletto di Tchaikovsky, che proprio ieri ha compiuto 120 anni e  a cui ho avuto il piacere di assistere l'anno scorso grazie all'inaspettata generosità dell'Università di Bari (in cambio dovevo sostituire un telamone del Petruzzelli). In realtà il mio primo approccio con questo balletto è avvenuto durante i saggi di danza di mia sorella, quando, ingenuo fanciullino, di fronte ai gioiosi arabesque di Clara, non potei fare a meno di pensare: "Uno schiaccianoci?? Ma che schifezza di regalo di Natale..."
Tchaikovsky, in ogni caso, offre una colonna sonora perfetta per un tè festivo, una magnifica alternativa a compilation imbarazzanti tipo il cd natalizio di Glee, o peggio ancora, quello di Ti lascio una canzone.


Lo Schiaccianoci, il Re dei Topi (piuttosto rabbonito) e la Fata Confetto,
tre segnaposto realizzati con pezzi di stoffa e merletto, nastri, cartoncino e
cccolla vinilica. Avrei voluto seguire le tecniche di Barbara Guilienetti,
ma i miei mi hanno proibito di sventrare un divano per realizzare dei
segnaposto.

Quanto ai padri letterari de Lo Schiaccianoci, in libreria è disponibile dallo scorso Natale una nuova edizione, che comprende sia la versione di Hoffmann che quella di Dumas, pubblicata da Donzelli Editore. Perciò, Babbino Natale, se per caso mi stai leggendo, e se, sempre per caso, dovessi passare dalla Feltrinelli, sapresti come rendere felice un bambino, non proprio buonissimo, ma pieno di buone intenzioni.
Ma torniamo al nostro tea party. Cosa offriamo ai nostri ospiti, che sicuramente squittiranno di voler rimanere a dieta in previsione delle abbuffate festive? Ho pensato di andare sul leggero con dei biscotti al burro, che io e mia sorella abbiamo sempre chiamato (poco poeticamente) "mezzi-e-mezzi", perchè intinti per metà nel cioccolato. Non so bene quale sia il loro vero nome (la mia amica Angy li chiama "cioppini") ma credo si possano definire come una reinterpretazione easy dei kipferl austriaci. Qui di seguito la semplicissima ricetta (mi sembra già di sentire le risate delle mie amiche food-blogger, cuoche provette, a differenza di me, che sto uscendo faticosamente dal livello "uovo al tegamino" e comincio ad oscillare, per abilità culinaria, tra lo "studente in Erasmus" e l'"aristocratica caduta in disgrazia e dunque costretta a licenziare la cuoca." Questa scheda istruttoria serve più che altro a me, come promemoria.)
 
Notate la cura e la precisione con cui i biscotti sono stati intinti nel cioccolato.
Ringraziamo per questo le renne di Babbo Natale che ci hanno
dato uno zoccolo in questa importante e nobile impresa.
Un tea party senza tè è un po' come un albero di Natale senza puntale in cima, o, se preferite, come un presepe senza il bue e l'asin... no, aspetta, il Papa mi vuole ammazzare anche quelli. Lasciamo perdere. Parlavamo di tè...
Secondo la tradizione, il perfetto tè invernale dovrebbe essere speziato e profumato, perciò non c'è niente di meglio di un buon tè nero con chiodi di garofano, cedro, vaniglia e cannella per gustarsi un sorso di Spirito Natalizio (se poi fa particolarmente freddo, un po' di spirito in più può rendere un tea party ancora più allegro)
 

 
A presto, con nuovi, festosi post!


sabato 15 dicembre 2012

Premio Giovanna 2012: il Galà delle Pubblicità Insopportabili (le nomination)

Il Tè - il blog volutamente ozioso e inutile e Saratoga, il silicone sigillante, sono orgogliosi di presentare questa sera il primo Galà delle Pubblicità Insopportabili. Madrina dell'evento, la nostra brava Giovanna, procace eroina del celebre spot Saratoga. Non serve motivare la nostra scelta: coraggiosa e audace, è la Giovanna D'Arco della tv, anzi, la nostra Giovanna Hardcore, e siamo ben lieti di averla qui con noi, vestita per l'occasione (o meglio, quasi vestita), per questa memorabile serata.
Hanno aggredito i nostri sensi per un anno intero, rovinato le nostre serate di relax sul divano, spezzettato in modo indegno le trasmissioni televisive più avvincenti (Occhio alla Spesa o il talk pomeridiano di suor Lorena Bianchetti, tanto per citarne qualcuna), e spesso infestato persino la rete, facendo capolino a tradimento anche su YouTube. Parlo delle nostre amatissime e odiatissime Pubblicità Insopportabili, naturalmente!  A partire da oggi, tutti voi, cari amici, potrete finalmente godere del sapore dolce della vendetta ed eleggere gli spot più insopportabili del moribondo 2012.
Ma bando alle ciance, cominciamo subito col presentare le Insopportabili Categorie:

1. Personaggio Femminile VIP Più Insopportabile
Guarda la playlist delle 5 nomination:


Senz'altro una delle categorie più prestigiose. Quale sarà il volto femminile più insopportabile?
Elisabetta Canalis, per Pantene (rileggi l'articolo)
Altrimenti nota come Elisabetta Ogni-Volta-Che-Ti-Vedo-Cambio-Canalis. Capelli effetto leccata-di-cammello, voce nasale e atona, flirt improbabili... sarà per questo che l'hanno sostituita con un'altra Eli(sa di Rivombrosa), Vittoria Puccini?
Daphne Groeneveld per Dior Addict (rileggi l'articolo)
La biondissima modella venuta dall'Olanda (o, più probabilmente, dallo spazio siderale) per saltare e ballare nei pejori bar di Saint Tropez.
Federica Pellegrini per Enel Energia (rileggi l'articolo)
La sirenetta dalle spalle larghe che sogna di diventare una star del piccolo schermo. Da piccola si allenava "duro duro" per diventare una campionessa di nuoto, ma fuori dall'acqua dedicava canzoni d'amore alla televisione: "Quando accadrà, io non lo so, ma del tuo mondo parte faroooò...!" Aspetta e spera.
Belén Rodriguez per Linkem (rileggi l'articolo)
La focosa argentina, leggiadra come una farfallina, ma abituata al duro lavoro: naufraga, modella, ballerina, attrice di porno amatoriali, presentatrice, professoressa di latino e greco, ruba-fidanzati e mamma, Belén oggi sa anche trapanare muri e installare strani aggeggi pseudo-tecnologici.
Uma Thurman per Schweppes (rileggi l'articolo)
Uma, provocante ed effervescente nello spot della nota bibita. Il successo lo deve anche all'aiuto della sua truccatrice, Clio, già acclamata make-up artist di Platinette e di Rafiki, il babbuino de Il Re Leone.

2. Personaggio Femminile più Insopportabile
Guarda la playlist delle 5 nomination:


Non nascono famose, ma i loro volti sono diventati ormai iconici. Chi si guadagnerà la Giovannina d'Argento?
Liana per Polident (rileggi l'articolo), la simpatica postina che tutti vorremmo invitare a entrare per un caffè. Donna straordinaria, famosa per gli anacoluti e la sua abilità - decisamente fuori dal comune - di tagliare a fette anche minuscoli frutti di bosco: "Davanti a una bella fetta di lampone, me ne mangio due fette!"
Ragazza con micosi vaginale per Gyno Canesten (rileggi l'articolo), povera fanciulla afflitta dai funghi. A giudicare dallo sguardo spiritato, li fuma pure.
Ragazza mascellona per Amuchina (rileggi l'articolo) l'unica persona capace di uccidere con un bacio volante: molti dei suoi parenti sono rimasti feriti dopo averle fatto gli auguri di Natale, urtando il viso contro le sue spropositate mascelle.
Signora stitica per Carlo Erba (rileggi l'articolo), una donna con problemi di regolarità che evidentemente non segue i consigli di Alessia Marcuzzi. Pur di evacuare è disposta anche a ricorrere all'Erba. Quella buona.
Signora con faccia sconsolata per Biscotti Misura (rileggi l'articolo). Chi non ha versato una lacrima di fronte al suo dolore, dopo che una perfida ladra le ha sottratto gli amati biscotti senza lattosio? La sua è un'espressione drammatica che Barbara D'Urso sta ancora cercando di imitare.

3. Personaggio Maschile più Insopportabile
Guarda la playlist delle 5 nomination:


Vi chiederete senz'altro perchè ben due categorie dedicate al Personaggio Femminile più Insopportabile (VIP e non VIP) e una sola per la controparte maschile. No, non voglio insinuare che le donne siano più insopportabili degli uomini, semplicemente sono state più bisfrattate da insopportabili pubblicitari (quasi sicuramente uomini). A quale di questi ragazzacci avreste voglia di cambiare i connotati con un bel calcio?
Antonio Banderas per Mulino Bianco (rileggi l'articolo), da Zorro a mugnaio. Dalle stelle ai Pan di Stelle, è il caso di dirlo. Voi che ne dite, lo vorreste nel vostro mulino?
Dott. Follador per Sensodyne Ripara e Protegge (rileggi l'articolo), l'esperto di igiene dentale che vi ha fatto rimanere a bocca aperta (dalla noia). La sua voce melodiosa ricorda il ronzio di un trapano per dentisti.
Camille Lacourt per Edison Energia (rileggi l'articolo), ignudo e strafigo: ci vuole poco per essere insopportabili.
Bred Pitt per Chanel N°5 (rileggi l'articolo), un po' ingrigito, più profumato del solito, ma pur sempre troppo inselvatichito. Una nomination per il Personaggio Maschile più Insopportabile era, come dire... inevidabol.
Truffatore di Coca-Cola Zero (rileggi l'articolo), essere spregevole e meschino che truffa gli ignari spettatori vendendo Coca-Cola Zero al posto della vecchia, sana Coca-Cola. Lezioso ma malvagio, è il figlio illeggitimo di Tinky Winky e il Grinch.


4. Personaggio Non Umano più Insopportabile
Guarda la playlist delle 4 nomination:


Quale degli animali che popolano le pubblicità italiane vi manda più in bestia? (Daphne Groeneveld, sebbene non sia ancora accertata la sua appartenenza alla specie umana, è stata inserita comunque nella categoria Personaggio Femminile VIP più Insopportabile. Quanto a Brad Pitt... per "uomo" si intende oggi un esemplare di homo sapiens sapiens, ma non abbiamo ritenuto necessario creare una categoria specifica per gli uomini di Neanderthal.)
L'orso Bruno di Vodafone (rileggi l'articolo), il borioso ammasso di pelo che fa rimpiangere persino l'orso Yoghi.
Il leone Napoleone di Euronics, il felino antropomorfo che ci ha regalato barzellette e gag comiche degne del Cavaliere. Il regista degli spot è lo stesso di Tre metri sopra il cielo. E questa non è una battuta.
Il ragno killer di Mentos Rainbow si è guadagnato l'ammirazione di tutti, persino degli aracnofobici, quando è riuscito, con la sua spessa ragnatela, a cucire la bocca all'insopportabile fanciulla urlante (dai polmoni potenti!).
La gallina Rosita di Mulino Bianco (rileggi l'articolo), l'unica gallina con le palpebre superiori. Pur di non vedere come si è ridotto Banderas, se l'è fatte crescere.

5. Jingle più Insopportabile
Guarda la playlist delle 7 nomination:


Buongiorno a te, Nutella.  Persino un sommo tenore come Luciano Pavarotti può cantare canzoni insopportabili. Trovo particolarmente irritante la frase "Buongiorno al latte e al caffè", forse perchè detesto entrambi.
Gioca Jouer, Enel Energia con Federica Pellegrini (rileggi l'articolo), l'unico ballo che (più o meno) la Pellegrini sa ballare.
Jaan Pehechaan Ho, Heineken - The Date (rileggi l'articolo) la canzone che è giunta da Bollywood per romperci i chakra.
I love you, Ono, Dior Addict (rileggi l'articolo) anche nota col titolo alternativo di Grida di gabbiani spennati vivi.
Lasciatemi sognare, SuperEnalotto (rileggi l'articolo) il musical che invita a sognare ma attira la gente nell'incubo del gioco d'azzardo.
Musichetta da film a luci rosse, Edison Energia con Camille Lacourt (rileggi l'articolo)
Tuca tuca, Vodafone (rileggi l'articolo)

6. Peggiori Cliché
Guarda la playlist delle 5 nomination:


Ceres C'è - La città ha bisogno di eroi (rileggi l'articolo), la pubblicità che vuole tirarci su... il tasso di alcool nelle vene. Frustrati dal lavoro e dalla noia quotidiana? Fatevi un goccetto e sarete degli eroi!
Heineken - The date (rileggi l'articolo), una pubblicità, un'avventura senza tempo: il cavaliere senza macchia e senza paura, pronto a salvare la sua donzella dai pericoli di un ristorante orientale.
Proraso - Il barbiere degli italiani (rileggi l'articolo), italiani brava gente, italiani popolo di santi, poeti e navigatori... e chi più ne ha più ne metta. Pensate ad un cliché qualsiasi e lo troverete in questo spot.
Ronco San Crispino (rileggi l'articolo), un idillio artificiale quasi quanto il prodotto sponsorizzato.
SuperEnalotto - Lasciatemi sognare (rileggi l'articolo), secondo i pubblicitari di questo spot, se vincesse alla lotteria, una donna avrebbe due soli obbiettivi: mantenere a vita il figlio e bere "champagne ghiacciato a tutte le ore"!

7. Peggior Slogan
Guarda la playlist delle 3 nomination:



"Hey, che ti aspettavi?", Uma Thurman per Schweppes (rileggi l'articolo)
"Immagina, puoi", George Clooney per Fastweb.
"Poltrone e Sofà, artigggiani della qualità", Sabrina Ferilli per Poltrone e Sofà.


8. Pubblicità più Insopportabile
Tutte le sopracitate.
La più insopportabile di tutte, quella che proprio vi fa venir voglia di sbattere la testa al televisore, o vi costringe a catapultarvi sul telecomando in disperati tentativi di zapping.

Non mi resta che invitarvi a votare numerosi: vi basta lasciare un commento con le vostre preferenze!
Le categorie non sono poche, ma potete rifletterci con calma: il televoto si chiude il 1° gennaio.
Per ulteriori informazioni, aggiornamenti e anticipazioni, seguite la nuova pagina Facebook de Il Tè!

Che vinca la peggiore!

mercoledì 12 dicembre 2012

Pubblicità insopportabili #15 - Profumi e bellocci

"A' bello! Vérsace un po' de 'sto profumo!"
Mentre la Perugina tira fuori dal freezer il vecchissimo spot natalizio dei Baci (la bambina protagonista i Baci li regala i pronipoti, ormai), qualche operoso pubblicitario ha lavorato in modo febbrile per suggerire allo/a spettatore/trice sprovveduto/a i regali più banali che si possano lasciare sotto l'albero del/la proprio/a fidanzat/o: profumi. Puntualissimi, dal primo di dicembre, i palinsesti televisivi si riempiono di seducenti effluvi floreali. Accendi il televisore ed ecco che ti ritrovi a Limoni, con lo svantaggio di non poterti improfumare gratis con i tester.
Julia Roberts presta il suo iconico sorriso da Monna Lisa al profumo dal nome più brutto mai concepito, La vie est belle, mentre Eva Mendez si addormenta sull'Eurostar, cullata da una dolce musica (con decisamente troppe parole nel testo), e sogna di volteggiare nel cielo notturno, stringendo tra le mani una boccetta di Angel.
Ma il re di questo inebriante Olimpo pubblicitario è senza dubbio il divino Erosche scaglia i suoi dardi amorosi per la nuova fragranza di Versace. Notate anche voi i lineamenti delicati, il corpo efebico e acerbo dell'etereo fanciullo alato che faceva palpitare i cuori di dei e mortali? No, non li avete notati, perché il modello scelto è Brian Shimansky, una specie di culturista vestito da boxeur, con coulotte fantasia e "sandali" da ginnastica. Un Rocky Balboa con la fronte talmente sporgente da lasciargli i piedi asciutti nonostante la pioggia battente.
Impossibile non innamorarsi di questo untissimo Maciste, che incede con passo da cavernicolo verso il suo piedistallo allo scopo di godere della sua stessa, prepotente, massa muscolare, assumere pose plastiche random e scagliare una freccia a salve.


Lo spot strizza l'occhio agli ideali di bellezza classici, la famosa kalokagathìa greca (in questo caso sarebbe più opportuno parlare di kalo-cagatina), e si ispira chiaramente all'eleganza e alla raffinatezza delle culle della civiltà occidentale: Atene, Roma e, soprattutto, Las Vegas.
In soli trenta secondi, Versace riesce a far rivivere tutta la drammaticità dell'epica: l'eroismo dell'Odissea, il pathos dell'Iliade... e il buongusto di Tamarreide.
Manca solo uno slogan vincente per conquistare gli spettatori più raffinati, tipo: "Versace Eros, il profumo preferito dai tronisti."
E da un dio "che non deve chiedere mai", passiamo a una vecchia conoscenza, la Furia scatenata di Prada Candy. In una Versailles ritinteggiata da Barbie (o da Barbara Gulienetti), una timida allieva di pianoforte, Léa Seydoux, si trasforma nel giro di pochi secondi in una belva assatanata e aggredisce brutalmente il suo maestro, trascinandolo in un tango mortale, mentre gli sussurra insensatezze* in un inglese che sa di escargot. Un incontro di wrestling che intenerisce e scalda il cuore. Un profumo reso unico dalle dolci note fruttate dell'estratto di cocaina.


Al secondo posto, dopo i profumi, nella classifica dei regali più gettonati (e più rigettati), le trousse di Pupa, una tradizione intramontabile, come il panettone o la tombola. Quest'anno saltimbanchi, giocolieri, trapezisti e mimi ci accolgono nel magico mondo del circo, invogliando le potenziali clienti a truccarsi come Moira Orfei.
Ma io mi soffermerei soprattutto sulle note del coinvolgente jingle che non riesco a smettere di canticchiare: "Welcome to the Pupa's party! Surely the best show in town! [...] It's the most magical party in the world!"
Da "lo spettacolo più bello in città", viene subito dopo promosso a "la festa più magica del mondo". E' evidente che l'autore di questo originalissimo e accattivante motivetto fosse in stato confusionale. Ma chi l'avrà scritto? I Gazosa? O forse Valeria Rossi di Dammi tre parole?
In ogni caso, meglio l'insulsa canzoncina Pupa che un qualsiasi pezzo tratto dall'album natalizio di Claudio Baglioni.


Appassionati di Pubblicità insopportabili, continuate a seguire Il Tè: presto un'insopportabile sorpresa per voi!

* Guardando A qualcuno piace caldo, mi sono accorto che le insensatezze strillate dalla modella di Prada Candy corrispondono al testo di Runnin' Wild, una canzone interpretata da Marilyn Monroe all'interno del film, in cui veste i panni della suonatrice di ukulele Zucchero Candito (mi sento molto Paolo Limiti in questo momento e la cosa non mi manda in estasi).

sabato 8 dicembre 2012

Ma che c'è Surreal Time? #5 - Torte in faccia

Dietro la facciata di zucchero, anche le migliori pasticcerie nascondono retroscena amari.
Il regno finora pacifico di Real Time è stato di recente teatro di un duello a colpi di sac à poche tra Buddy Valastro, il boss delle torte italo-americano, e Renato Ardovino, il sogno erotico di tutti i diabetici d'Italia. Se vi interessa la mia opinione, Buddy è insopportabile: è arrogante, egocentrico, quando parla (o meglio, urla) sembra un pollo che starnazza (mi riferisco alla sua vera voce, non al suo doppiatore), fa versi orgasmici dopo aver mangiato anche solo una stupidissima bruschetta che saprebbe preparare persino mio padre, e in più cosparge qualsiasi piatto con abbondanti nevicate di formaggio (tanto varrebbe grattuggiarci sopra una pecora viva, e la facciamo finita). Tra la carne rossa, il parmigiano di Cucina con Buddy e la crema al burro de Il boss delle torte, molto presto il colesterolo prenderà il sopravvento sul suo corpo e guarnirà cannoli al posto suo. Sono fermamente convinto che anche la sua famiglia lo detesti profondamente. Fanno sorriso a cattivo gioco solo perché è lui che li sfama tutti (e sospetto che Buddy non perda l'occasione per ricordarglielo, tacchino ripieno che non è altro.) Sempre che non intervenga prima il colesterolo, un giorno o l'altro lo troveranno maciullato nell'impastatrice, o forse chiuso nel congelatore e imbottito di crema al burro. E il colpevole sarà verosimilmente il cugino Anthony, che, poverino, si è beccato un numero spropositato di torte in faccia solo perché ha la sfortuna di essere il più giovane in quella specie di Salone Margherita che hanno il coraggio di chiamare "pasticceria", piena zeppa di gente troppo sudata e pelosa per il loro mestiere.
E' fatto di tutt'altra pasta, o meglio, impasto, il nostro Renato "Renato, Renato, così carino così edu(l)c(or)ato", che ci delizia ogni dì con torte spettacolari quanto quelle di Buddy, ma infinitamente più raffinate. Più concettuali che mimetiche.
Peccato che per realizzarle sia indispensabile chiedere in prestito ai medici di Malattie imbarazzanti i loro strumenti chirurgici. In particolare trovo il "coppapasta" decisamente inquietante.
Il nostro Renato è un a maniaco della precisione e della cura del dettaglio. Persino il suo naso è una perfetta protesi in pasta di zucchero, modellata con il suo amato ball tool. Credo che lo stacchi e lo rimetta in freezer alla fine di ogni puntata.

Buddy: "Oggi preparo una torta per una compagnia circense e mi sono già calato nel ruolo.
Voglio fare uno scherzo al cugino Anthony: la settimana scorsa gli ho lanciato una
torta in faccia, questa volta voglio testare su di lui le mie doti di lanciatore di coltelli..."
Come Buddy, però, anche Renato sembra avere la sinistra tendenza ad assumere membri della propria famiglia con il solo scopo di umiliarli. Impossibile non notare la natura malsana del rapporto che lo lega al nipote Angelo, che ha davvero la pazienza di un serafino. Perché, mi chiedo, perché mai sottoporlo a prove impossibili da superare in soli tre minuti, sapendo benissimo che non ci riuscirà? Perché condannare a colpi di frusta da cucina un povero ragazzo che non è riuscito a guarnire tremila cupcakes (o come dice Renato, "cappecheche") usando nel frattempo un cerchio infuocato come hula-hop nel tempo prestabilito? Chi riuscirebbe mai a ricoprire di rose di zucchero una torta con le mani legate dietro la schiena? Non è alla base della pedagogia l'impegno dell'insegnante nell'assegnare allo studente solo prove che siano per lui realmente fattibili?
Tutto questo è una bacchettata sulla mano della Montessori, una pratica disumana e umiliante che ferirà irreparabilmente l'autostima di Angelo. Non bisognerebbe mai dimenticare che il cuore e la mente di un fanciullo sono malleabili come pasta di zucchero e vanno plasmati con tatto e delicatezza per decorare la stabile torta a tre piani della consapevolezza di sè.
E poi... quel "Provaci ancora, Angelo!", alla fine di ogni prova, ha un amarissimo suono canzonatorio che ferisce più di qualsiasi rimprovero, spacca i timpani della fiducia in se stessi più delle squillanti trombe della sigla di Torte in corso con Renato.
Concludo questa mia predica di vaga ispirazione nichivendoliana dichiarandomi dalla parte di Angelo, e dalla parte del cugino Anthony. Io voglio urlare "Basta!" al mobbing perpetrato da uomini che, pur preparando continuamente dolci, non riescono ad essere dolci nemmeno con i loro cari.
Aiutiamo questi ragazzi, prima che si riducano a succhiare limoncello dai babà pur di sopravvivere ad un'altra, degradante giornata di lavoro.

Per quanto provi a sorridere, Angelo non ci riesce più da tempo.
Buddy e Renato non sono pericolosi soltanto per i loro parenti-dipendenti, ma anche per i loro spettatori. Entrambi alimentano aspettative a dir poco irrazionali in fatto di pasticceria. Per esempio, in occasione della sua festa di laurea, mia sorella pretendeva dal pasticcere una torta a venti piani con sopra praticamente qualunque cosa... dalle Sette Meraviglie del Mondo Antico al Burj Al Arab di Dubai, più una fornita gipsoteca comprendente Venere di Milo, Nike di Samotracia e Amore e Psiche, e infine, come ciliegina sulla torta, una fedele riproduzione in pasta di zucchero della festeggiata adagiata su una dormeuse in stile Paolina Bonaparte. Una semplice torta californiana non era abbastanza dopo i draghi cinesi straripanti di ganache sfornati da Buddy.
Io per ora mi accontento di una crostata di frutta con crema pasticcera al latte di soia, ma senza volerlo la mia fantasia vagheggia già una torta di laurea a due piani, color giallo grano, con delicati papaveri rossi e uno zuccheroso Don Chisciotte con la lancia di cioccolato fondente puntata contro giganteschi mulini a vento di marzapane (che non mangerò perché nessuno mangia davvero il marzapane, ammettiamolo). E ci aggiungerei anche un personaggio della letteratura inglese che possa in qualche modo andare d'accordo con l'eroe spagnolo...
Come avrete notato, non ho grandi pretese: questa della torta cervantesca è un'idea che ho buttato giù qui al momento. Non ho passato notti intere a fantasticarci su, disegnando bozzetti e calcolando preventivi...
Ma a chi voglio darla a bere?

martedì 4 dicembre 2012

Il latte alle ginocchia: pensieri intolleranti


Questa bestia feroce, detta "mucca", secerne un umore tossico noto come "latte."
Trascorrere sei ore chiusi in una stanza con altre persone in attesa di scoprire se siete intolleranti al lattosio o no può essere molto utile anche per capire il vostro livello di tolleranza verso l'umanità.
Nel caso ve lo domandiate, sì, state per venire a conoscenza dei dettagli mai raccontati sul giorno in cui ho saputo di essere intollerante al succo di mucca.
Recatomi al mio ospedale di fiducia, dopo un'orrenda dieta a base di petti di pollo scondito e uova sode, sono stato relegato in un "minuscolo spazio vitale" insieme a un gruppo di estranei di tutte le forme e le età. Dopo i primi convenevoli e le battute di spirito del caso, l'infermiera ci ha ingiunto - con mio sommo disgusto - di bere un litro di nauseabondo latte intero. Non potendo farne a meno, ho obbedito, trattenendo a stento i conati di vomito. Non era quello della Lola, e, disgraziatamente, l'aggiunta di Nesquik non era contemplata.
Perpetrata questa tortura disumana, a noi presunti intolleranti non restava altro che soffiare ogni ora all'interno di curiosi sacchetti argentati, simili ad un succo di frutta Yoga Tasky, e aspettare il verdetto. Quali di noi sarebbero stati ammessi alla mensa di Nonno Nanni? E chi invece sarebbe stato esiliato nelle terre desolate di Valsoia? Al breath test l'ardua sentenza.
I miei compagni di intolleranza, che, come molti adulti italiani, preferiscono fissare il muro per sei ore piuttosto che leggere un libro (anche solo per ingannare l'attesa), cominciano ben presto a fare amicizia, distraendomi dalle avvincenti avventure di Emily St.Aubert de I misteri di Udolpho.
In poche ore a stretto contatto con individui della tua stessa specie è possibile già delineare dei tipi umani. Il più irritante era senza dubbio il Quarantenne Esaltato. Il perfetto esemplare di uomo che non riesce a stare fermo neanche un minuto, spinto dalla pressante urgenza di ostentare la propria incontenibile virilità. E' di fatto la prima donna del gruppo, l'individuo ipnotizzato dalla sua stessa voce, che non può fare a meno di dimostrare con il suo abbigliamento, la parlantina fluente e la potenza fisica quanto sia giovanile ed energico. Prima dondola freneticamente le gambe, poi si alza e fa su e giù sulle punte dei piedi, poi torna a sedersi, infine si rialza per misurare a grandi passi la stanza, con l'unico scopo apparente di permettere agli astanti di bearsi della sua vista. Era l'unico che si sforzava di soffiare fortissimo nella piccola "zampogna" del breath test, facendo un rumoraccio incredibile, neanche fosse il lupo cattivo intenzionato a spazzare via col fiato le casette dei tre porcellini. Uomini come il Quarantenne Esaltato vedono motivo di vanto praticamente in qualunque cosa, dalla capacità polmonare alla lunghezza dell'alluce.
In simbiosi col maschio alfa appena descritto, ho avuto modo di osservare, da perfetto flâneur ospedaliero, anche l'Uomo Ombra, quello che da ragazzino seguiva ovunque il bulletto della classe, vivendo, appunto, alla sua ombra e accontentandosi delle sue briciole. Anche se ora è un uomo d'affari, in giacca e cravatta, l'Uomo Ombra è naturalmente portato a fare da spalla al maschio alfa. Il suo compito è annuire a tutto quello che dice il Quarantenne Esaltato, dandogli l'illusione di essere ascoltato perché simpatico, interessante e carismatico, ma senza dargli troppa corda, per non far straripare il suo sconfinato ego. Si tratta di un compito non facile, una missione delicata, un lavoro di precisione che richiede doti di equilibrista.
Infine c'è la Aficionada degli Ospedali, la donna che ne ha passate di tutti i colori, quella che fa un baffo a Il malato immaginario di Molière. Naturalmente si sente in obbligo di raccontarti, con dovizia di particolari, tutte le operazioni che ha subito, gli ospedali che ha frequentato (con tanto di voti e recensioni) e tutte le malattie più raccapriccianti di cui è stata vittima, dal gomito del tennista alla sindrome del lupo mannaro. Sentire i suoi racconti e guardare una puntata di Wild è praticamente la stessa cosa, ma si potrebbe paragonare anche ad un cross-over di Malattie imbarazzanti e Non sapevo di essere incita. Preferisco non parlare, infatti, dei terrificanti effetti collaterali subiti da questa donna dopo la sua gravidanza: in confronto l'apocalittico parto cesareo di Bella in Breaking dawn - con dissanguamenti, colonna vertebrale frantumata e conseguente vampirizzazione - è una visita ginecologica di routine. Non ricordo bene cosa le sia successo, ma mi pare che a un certo punto il corpo della malcapitata si sia riempito completamente di un liquido misterioso, gonfiandola più di una modella di Botero. La ragazza seduta accanto a me ha deciso di comprare all'ingrosso una scorta annua di anticoncezionali subito dopo questo racconto a tinte fosche.
Io, naturalmente, ho dovuto faticare molto per riuscire a concentrarmi sul mio romanzo gotico. Non che fosse particolarmente collaborativo: i primi venti capitoli sono quasi tutte descrizioni paesaggistiche. Dovevo immaginarlo che, essendo uno dei primi romanzi horror della letteratura, non dovesse essere poi così spaventoso, ma non pensavo potesse addirittura indurre sonnolenza, peggio di un antistaminico... Sfortunatamente non ho a portata di mano il testo originale, ma cercherò qui di seguito di darvi un'idea della piattezza delle mie letture con questo mio modesto omaggio personale allo stile di Ann Radcliffe:
"...Padre, non ammirate anche voi la bellezza di questo romantico paesaggio? Il cielo al tramonto, tinto d'oro e porpora, risplende in modo così sublime da commuovere anche un bruto. E laggiù, quei pini ombrosi, disposti in fila lungo l'orizzonte, sono così simili a monaci oranti di fronte allo splendore del Creato. Quali scenari meravigliosi la Natura sa regalarci! Immagini che deliziano il cuore e la mente, innalzando lo spirito ed elevandolo all'Altissimo."
"Ne convengo, mia cara Emily" rispose St. Aubert: "Guarda lassù, le stelle alpine che ornano a guisa di gemme la gola della montagna, anticipando lo splendore delle loro sorelle celesti. La sensibilità umana non può che trarre conforto e giovamento dalla visione del divino operato! Quali magnifici effluvi esalano i fiori selvatici e le piante aromatiche che sporgono dalle rocce e picchiettano l'erba. Persino questo costante puzzo di sterco di cavallo ha un effetto balsamico sul mio spirito, così provato dalle brutture della vita...
"

Venti capitoli dopo...

 "Non trovate anche voi, Valancourt, che questo sublime paesaggio rinfranchi l'anima e avvicini lo spirito al Divino?" incalzò Emily, con gli occhi imperlati di lacrime per la commozione. "L'ultimo bagliore del giorno, la tenue luce dei casolari, la donzelletta che vien dalla campagna, il volo festoso del pipistrello al crepuscolo non vi ispirano sentimenti di quiete e dolcissima malinconia?"
"La Natura incarna tutta la bellezza e la bontà sconfinata del suo Artefice. Questo splendido paesaggio montano è un invito alla vita modesta e semplice, così tanto preferibile alle scene movimentate e brillanti della vita mondana, che ottiene, ahimé, il favore del mondo. Sciocco è l'uomo che non comprende quanta felicità si può trarre dalla vista di un cedro la cui chioma fluente è accarezzata dal soffio amico del vento, o dallo sguardo luminoso della vacca al pascolo, ben più eloquente di molte inconcludenti chiacchiere da salotto..."

Ecco. Potete ben immaginare, dunque, quale infinito supplizio abbia dovuto patire prima di conoscere finalmente la verità: intolleranza al lattosio del 40%, intolleranza ai classici prolissi e ripetitivi del 40% e intolleranza al genere umano dell'80%. D'altronde l'ho sempre detto: su dieci persone, me ne stanno sulle scatole undici. Fortunatamente per la mia vita sociale, la mia prima impressione è spesso sbagliata, perciò riesco quasi sempre a recuperare almeno sette delle sopracitate dieci...

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